sabato 19 aprile 2014

LA MACCHINA DA SCRIVERE DI CHARLES BUKOWSKI

    Ero in una via di un paese sconosciuto, con dei miei amici che facevano baldoria. Ma io ero triste e non sapevo perché. 
    Dopo un pò ho detto a tutti:
    "Devo andare da mio padre, abita qui vicino".
    Infatti in un vicolo strettissimo là vicino c'era una casa piccolissima dove abitava qualcuno che conoscevo molto bene.
    Vado lì e entro, c'è Bukowski con la sua vecchia macchina da scrivere che lavora come un dannato, mentre noi tutti là fuori ce la scialavamo alla grande come dei perfetti dementi.
    "Ehi, Joseph! Sei tu? E le birre te le sei scordate stavolta?", mi fa.
    "Le vado a comprare subito", dico io, meravigliato che non mi abbia buttato fuori, infatti lui odiava da morire essere interrotto nel suo lavoro, non lo tollerava mai.
     "Ehi, che poi mi devi preparare il sugo di polpette di asino che sapete cucinare solo voi, terroni della bassa Italia, te capì, nino?", mi dice poi sorridendo, sornione.
     "Certo, Buk! Con vero piacere", dico io, facendo l'atto di già correre alla bisogna.
     "Joseph, mi devi accompagnare all'aeroporto, poi. Devo consegnare queste cartacce qui a un tipo che viene dall'Arizona, un pezzo grosso dicono. Mi darà parecchia grana, poi ti pagherò tutto", mi dice lui.
    "OK, Buk", dico io.
    "Vai ora che ho una fame di una tigre e una sete di una balena", mi fa lui e ride.
    Esco nel vicoletto. Sento dietro di me che la sua macchina da scrivere attacca a battere con il ritmo di una vera mitragliatrice.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 25 febbraio 2014

IL MIO CORSO SU SPINOZA

    Ero in una sala gremita di studenti e io dovevo iniziare un corso di filosofia annuale. In fondo, all'ultima fila, confuso tra gli studenti c'era il mio prof della Statale Franco Fergnani.
A un certo punto prende la parola e dice, con un gran mucchio di fogli volanti in mano, scritti e cancellati almeno centinaia di volte ognuno:
    "Io son qui per introdurre il corso del mio amico Giuseppe su Spinoza con miei vecchi appunti personali, mie riflessioni personali un pò perse nella fumolenza di tantissimi anni, ma son qui principalmente per incitare tutti noi a fare bene e a dirvi di fidarvi della parola del nostro caro Giuseppe..."
     Continuava poi a elogiarmi con ricercati vocaboli e una sensibilità non comuni, puntualizzando, ritoccando, tornando a puntualizzare.
     Io pensai:
     "Mi vuole davvero bene il mio amico Franco, se si è preso il fastidio di venire alla prima lezione del mio corso su Spinoza e dire tutte queste belle cose su di me".
     L'aula era veramente piena e ciò io l'attribuivo proprio alla sua presenza tra gli studenti...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 21 febbraio 2014

LE VESPE



   Mi volavano attorno due vespe. Io le guardavo e studiavo le loro mosse e se davvero volevano farmi del male. Poi d'un tratto mi sono deciso e con un colpo di mano improvviso le ho catturate nel mio palmo chiuso. Non le ho schiacciate, le tenevo solo nel mio palmo senza serrarlo del tutto.
   "Ecco, se le catturi e sei capace di tenerle al buio non possono più pungerti, non possono più farti del male", ho detto a mio figlio Michele, che mi guardava con gli occhi sgranati nei miei folli e spericolati movimenti.
   Sentivo le due vespe belle ferme nel chiuso del mio palmo. Forse toccava a loro ora avere paura.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO