martedì 25 dicembre 2012

VENDEMMIA IN SICILIA

    Eravamo andati a fare la campagna della vendemmia in Sicilia. E ogni giorno ce ne stavamo già di prima mattina tra i tralci e i filari infiniti a lavorare. Io arrivavo con un grosso camion che era ancora buio. Poi andavamo in un casolare a riscaldarci e mangiarci un pò di pane con i peperoni sott'olio. E ai primi bagliori del giorno eravamo con gli altri braccianti nelle vigne a vendemmiare. Ognuno aveva un proprio filare e era categoricamente vietato aiutare i propri compagni nel proprio lavoro caso mai qualcuno rimaneva indietro. Io naturalmente ero un pò scarso, e rimanevo indietro, e per svuotare il secchio pieno di grappoli ero costretto a fare più strada degli altri e così il mio ritardo rispetto agli altri aumentava sempre di più.
   A un certo punto viene il mezzadro, un tipo feroce con una faccia di demonio, e mi dice:
   "Te, vattene a casa. Non sei capace di lavorare come gli altri. Fai perdere troppo tempo".
   "Gli altri lavorano in due per ogni filare, io da solo, grazie alla minchia che rimango indietro", dico io.
   Quello mi fa, tutto inferocito:
    "VIA! Prima che faccio uno sproposito".
    "Con vero piacere", dico io e abbandono lì la forbice per vendemmiare e il secchio mezzo pieno.
    Tutti i braccianti si voltano a guardarmi.
     Io allora me ne vado per le vigne infinite, rinunciando da subito a chiedere un passaggio ai camion carichi d'uva che andavano in paese.
     Per le vie della campagna torno a casa, a piedi, in un cammino lungo quasi 30 chilometri. Ci arrivo che è sera inoltrata. 

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