A me dovevano dare i resti del mio povero padre Michele. Arriva il mio turno e mi danno una piccola bara, tipo un giocattolo, come una minuscola cassettina di colori a cera.
Qualcuno mi dice di aprirla per vedere cosa c'è dentro. Ci sono dei fili colorati intorno, come per una specie di ricamo. Io li tolgo e apro la piccola baretta. Dentro non c'è assolutamente niente, neanche un pò di polvere.
"Ehi, dico, mi avete fregato. Qui non c'è niente".
Il sagrestano scrolla le spalle.
"Che vuoi da me? Se non c'è niente vuol dire che la poca polvere sarà volata a un colpo di vento, o a un colpo di tosse di quel disgraziato del becchino", mi dice, con fare indifferente.
"Nemmeno un piccolo osso, neanche il più pallido resto", dico io. "Come è possibile?"
Gli altri, ho visto, qualcosa hanno trovato.
Si avvicina un parente di qualche altro morto e mi dice:
"Puoi chiedere i danni, se vuoi. Non è possibile che dei resti di un proprio caro non rimanga proprio nulla. La colpa è loro, e devono ripagarti".
Io resto lì, con la piccola bara aperta vuota in mano, e non so proprio cosa fare. Vorrei fare causa per vendicare mio padre, ma non so proprio se possa servire a qualcosa. Chissà dove sono finiti i miseri resti e la sua poca polvere...
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