Ero sull'ultimo binario della stazione di Acquaviva che aspettavo il treno per Bari.
Viene Peppino D'Amore, mio cugino, verso di me. Penso che si fermi a parlare ma invece prosegue sul marciapiede verso l'estremità della banchina. Allora io me ne vado dall'altra parte dove c'è Luca Dinapoli, il capo della camera del lavoro.
Arriva il treno e montiamo sopra. Mi siedo al sedile di Luca, e tiro fuori una foto rarissima di Salinger e gliela mostro.
"Sai dove l'ho trovata? Su un giornale russo stampato in Siberia. Ma ti rendi conto? Non è bella? E' una foto inedita", dico.
Vorrebbe chiedermi come ho fatto a finire in Siberia, ma non lo fa. E d'altronde credo proprio che non sappia neanche chi sia Salinger.
"E' un grande scrittore americano", gli dico allora.
"Ah", dice.
A Bari a un mercato vedo Cristoforo Nettis che ha esposto per strada a una fiera certi quadri verdi. Ne voglio chiedere conto, ma non gli dico niente, tanto quei quadri non mi piacciono.
Quello capisce ciò che penso e mi dice:
"Ehi, Joseph, ho altri tuoi quadri. Li vuoi indietro?"
"Fammeli vedere", gli dico.
Allora mi accompagna in una stalla che è proprio sulla strada.
"Minchia, i miei quadri in una stalla", penso.
"No, non sono qui", mi dice.
E' un deposito di fieno.
La vera stalla delle vacche è dietro, e là ci sono i miei quadri.
Dietro una scala e una balla di paglia, vedo un mio quadro di lune e stelle, che pure mi ero dimenticato di aver fatto.
"Questo voglio indietro", dico.
E me lo prendo.
Gli altri non li guardo nemmeno.
G DA

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