sogni, schizzi inconsci, resoconti surreali dal vero, incubi a uso esclusivo della mia p$YcOànA£ì$t@ by Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
sabato 29 dicembre 2012
UNA DONNA DAVVERO ENORME (LA FIGLIA DI ANNINA)
Ero nella casa di Annina a dormire e se ne viene nel mio letto una donna altissima e enorme, non ce la facevo nemmeno ad abbracciarla.
"Chi sei?", le chiedo.
"La figlia di Annina", mi risponde lei.
"Ma sei davvero enorme", le dico.
"Non ti piaccio forse?", mi chiede lei.
"Per dir la verità sì", le dico io.
"E allora non parlar tanto e amami", dice lei.
Io l'abbraccio, ma mica ce la faccio a tenerla tutta.
Sono nel mio letto e lei davvero ci entra a fatica. E' troppo alta e grossa. Mai vista una donna del genere in tutta la mia vita.
Ora è bionda, ora è bruna. Mi sembra di averla vista in tv una volta, che prendeva a schiaffi una signora impertinente, ma non ne sono tanto sicuro.
giovedì 27 dicembre 2012
UN UOMO GRASSO SI ARRAMPICA SU UN MURO
C'era un uomo grasso che si arrampicava su un muro di una strada della vecchia Roma. Non so chi mai l'avesse mandato lì, ma era chiaro che rischiava la pelle a ogni minimo movimento.
"Ora casca", ho pensato io con grande paura per lui.
E infatti, cercando di superare un cornicione, l'uomo grasso perde l'equilibrio e cade rovinosamente giù, con un tonfo sordo, sul marciapiede.
Tutti si precipitano a soccorrerlo, e arriva una macchina per portarlo all'ospedale. Ma è troppo grosso e allora lo mettono sul sedile anteriore ma non possono chiudere lo sportello, e così la macchina si muove con l'uomo mezzo sporgente fuori.
Io mi avvicino e vedo che è ancora vivo, ma messo molto male, respira a fatica e ha degli strani spilloni penzolanti un pò dappertutto.
Là vicino arriva pure una bella ragazza con delle strane calze a fiori.
"Sono la sua attrice", dice. "Senza di me non può andare da nessuna parte".
Ma in macchina non c'è posto perchè l'uomo grasso occupa tutto lo spazio.
Allora arriva il regista e dice alla ragazza:
"Te ti pago io, e la scena non è ancora finita. Sei la mia modella favorita, e senza di te manco questo assurdo film su Roma ci sarebbe. Dai, che poi ti offro una cioccolata calda".
La macchina va, l'uomo grasso è messo molto male e ormai non capisce più niente.
martedì 25 dicembre 2012
SPILLO IN FACCIA A GRILLO
C'era un piccolo assembramento per strada e lì c'era il Grillo circondato dai suoi amici che intratteneva il pubblico.
C'era un losco individuo che gironzolava attorno a loro e che prima mi aveva confidato che voleva ficcare uno spillo in faccia al Grillo. Io allora dico della minaccia a una donna in tacchi a spillo e la mando ad avvisare l'uomo politico, ma quella gli gira solo attorno, poi va a dire la cosa al Grillo, che si mette a ridere e la prende in giro.
Dopo un pò il losco individuo fa un giro alla lontana attorno al capannello di amici e poi si avvicina all'improvviso di fronte e gli pianta un grosso spillo in faccia a Grillo.
Quello si accascia senza un lamento.
"Chiamate un'autombulanza! Chiamate un'autombulanza!", grida qualcuno.
L'autombulanza arriva ma il Grillo è già in piedi.
"Mi hanno fatto un buco in faccia? Sarà un buco da dove mi entreranno più voti in corpo. Che credono davvero di battermi con questi ridicoli trucchi?", dice.
Io volevo avvisarlo di persona, ma tanto lui non dava retta a nessuno.
Viene Luca di Palermo e io gli dico che per fare il governo ci sarà bisogno un pò di tutti. Lui mi guarda perplesso e mi prende per un traditore, ma un dubbio che io abbia ragione però glielo leggo chiaro negli occhi.
La donna con i tacchi a spillo dice:
"Quello spillo là somiglia proprio a un mio tacco".
E infatti lo spillo è a terra insanguinato, ed è sottile e lungo come i suoi tacchi...
C'era un losco individuo che gironzolava attorno a loro e che prima mi aveva confidato che voleva ficcare uno spillo in faccia al Grillo. Io allora dico della minaccia a una donna in tacchi a spillo e la mando ad avvisare l'uomo politico, ma quella gli gira solo attorno, poi va a dire la cosa al Grillo, che si mette a ridere e la prende in giro.
Dopo un pò il losco individuo fa un giro alla lontana attorno al capannello di amici e poi si avvicina all'improvviso di fronte e gli pianta un grosso spillo in faccia a Grillo.
Quello si accascia senza un lamento.
"Chiamate un'autombulanza! Chiamate un'autombulanza!", grida qualcuno.
L'autombulanza arriva ma il Grillo è già in piedi.
"Mi hanno fatto un buco in faccia? Sarà un buco da dove mi entreranno più voti in corpo. Che credono davvero di battermi con questi ridicoli trucchi?", dice.
Io volevo avvisarlo di persona, ma tanto lui non dava retta a nessuno.
Viene Luca di Palermo e io gli dico che per fare il governo ci sarà bisogno un pò di tutti. Lui mi guarda perplesso e mi prende per un traditore, ma un dubbio che io abbia ragione però glielo leggo chiaro negli occhi.
La donna con i tacchi a spillo dice:
"Quello spillo là somiglia proprio a un mio tacco".
E infatti lo spillo è a terra insanguinato, ed è sottile e lungo come i suoi tacchi...
LA BARA VUOTA DI MIO PADRE
Eravamo in una chiesa di Acquaviva e aspettavamo che a ognuno ci dessero i resti dei nostri cari. C'era tanta gente e ognuno se ne stava zitto, nel chiuso dei propri foschi pensieri.
A me dovevano dare i resti del mio povero padre Michele. Arriva il mio turno e mi danno una piccola bara, tipo un giocattolo, come una minuscola cassettina di colori a cera.
Qualcuno mi dice di aprirla per vedere cosa c'è dentro. Ci sono dei fili colorati intorno, come per una specie di ricamo. Io li tolgo e apro la piccola baretta. Dentro non c'è assolutamente niente, neanche un pò di polvere.
"Ehi, dico, mi avete fregato. Qui non c'è niente".
Il sagrestano scrolla le spalle.
"Che vuoi da me? Se non c'è niente vuol dire che la poca polvere sarà volata a un colpo di vento, o a un colpo di tosse di quel disgraziato del becchino", mi dice, con fare indifferente.
"Nemmeno un piccolo osso, neanche il più pallido resto", dico io. "Come è possibile?"
Gli altri, ho visto, qualcosa hanno trovato.
Si avvicina un parente di qualche altro morto e mi dice:
"Puoi chiedere i danni, se vuoi. Non è possibile che dei resti di un proprio caro non rimanga proprio nulla. La colpa è loro, e devono ripagarti".
Io resto lì, con la piccola bara aperta vuota in mano, e non so proprio cosa fare. Vorrei fare causa per vendicare mio padre, ma non so proprio se possa servire a qualcosa. Chissà dove sono finiti i miseri resti e la sua poca polvere...
A me dovevano dare i resti del mio povero padre Michele. Arriva il mio turno e mi danno una piccola bara, tipo un giocattolo, come una minuscola cassettina di colori a cera.
Qualcuno mi dice di aprirla per vedere cosa c'è dentro. Ci sono dei fili colorati intorno, come per una specie di ricamo. Io li tolgo e apro la piccola baretta. Dentro non c'è assolutamente niente, neanche un pò di polvere.
"Ehi, dico, mi avete fregato. Qui non c'è niente".
Il sagrestano scrolla le spalle.
"Che vuoi da me? Se non c'è niente vuol dire che la poca polvere sarà volata a un colpo di vento, o a un colpo di tosse di quel disgraziato del becchino", mi dice, con fare indifferente.
"Nemmeno un piccolo osso, neanche il più pallido resto", dico io. "Come è possibile?"
Gli altri, ho visto, qualcosa hanno trovato.
Si avvicina un parente di qualche altro morto e mi dice:
"Puoi chiedere i danni, se vuoi. Non è possibile che dei resti di un proprio caro non rimanga proprio nulla. La colpa è loro, e devono ripagarti".
Io resto lì, con la piccola bara aperta vuota in mano, e non so proprio cosa fare. Vorrei fare causa per vendicare mio padre, ma non so proprio se possa servire a qualcosa. Chissà dove sono finiti i miseri resti e la sua poca polvere...
VENDEMMIA IN SICILIA
Eravamo andati a fare la campagna della vendemmia in Sicilia. E ogni giorno ce ne stavamo già di prima mattina tra i tralci e i filari infiniti a lavorare. Io arrivavo con un grosso camion che era ancora buio. Poi andavamo in un casolare a riscaldarci e mangiarci un pò di pane con i peperoni sott'olio. E ai primi bagliori del giorno eravamo con gli altri braccianti nelle vigne a vendemmiare. Ognuno aveva un proprio filare e era categoricamente vietato aiutare i propri compagni nel proprio lavoro caso mai qualcuno rimaneva indietro. Io naturalmente ero un pò scarso, e rimanevo indietro, e per svuotare il secchio pieno di grappoli ero costretto a fare più strada degli altri e così il mio ritardo rispetto agli altri aumentava sempre di più.
A un certo punto viene il mezzadro, un tipo feroce con una faccia di demonio, e mi dice:
"Te, vattene a casa. Non sei capace di lavorare come gli altri. Fai perdere troppo tempo".
"Gli altri lavorano in due per ogni filare, io da solo, grazie alla minchia che rimango indietro", dico io.
Quello mi fa, tutto inferocito:
"VIA! Prima che faccio uno sproposito".
"Con vero piacere", dico io e abbandono lì la forbice per vendemmiare e il secchio mezzo pieno.
Tutti i braccianti si voltano a guardarmi.
Io allora me ne vado per le vigne infinite, rinunciando da subito a chiedere un passaggio ai camion carichi d'uva che andavano in paese.
Per le vie della campagna torno a casa, a piedi, in un cammino lungo quasi 30 chilometri. Ci arrivo che è sera inoltrata.
A un certo punto viene il mezzadro, un tipo feroce con una faccia di demonio, e mi dice:
"Te, vattene a casa. Non sei capace di lavorare come gli altri. Fai perdere troppo tempo".
"Gli altri lavorano in due per ogni filare, io da solo, grazie alla minchia che rimango indietro", dico io.
Quello mi fa, tutto inferocito:
"VIA! Prima che faccio uno sproposito".
"Con vero piacere", dico io e abbandono lì la forbice per vendemmiare e il secchio mezzo pieno.
Tutti i braccianti si voltano a guardarmi.
Io allora me ne vado per le vigne infinite, rinunciando da subito a chiedere un passaggio ai camion carichi d'uva che andavano in paese.
Per le vie della campagna torno a casa, a piedi, in un cammino lungo quasi 30 chilometri. Ci arrivo che è sera inoltrata.
mercoledì 12 dicembre 2012
LA CORRENTE DELLA STRADA
C'era Giorgio Bocca, mio vecchio collega spugna libraio. In paese c'era stato un mezzo alluvione e tutto era allagato. Tra la strada e il marciapiede scorreva addirittura un fiume.
"Attraversa! Attraversa!", mi urlava Giorgio Bocca, che era dall'altra parte del carrugio e che dovevo attraversare per andare a vendere libri con lui.
"Ho paura che la corrente mi trascini via!", gli dico io.
"Non è tanto forte! Non aver paura! Attraversa!", mi urla di nuovo Giorgio.
Io allora mi avventuro nelle acque, e con me altre persone. Come temevo la corrente del fiume è troppo forte e io ho paura di essere trascinato via. Vedo intanto con angoscia che parecchie persone, che avevano tentato la sorte con me, sono portate via dalla corrente e risucchiate senza pietà.
Io vado sotto, ma per fortuna Giorgio mi allunga una mano e mi salva.
"Hai visto che ce l'hai fatta?", mi dice.
"Ma vaffanculo!", gli dico io tutto trafelato e inzuppato. "Un altro pò e annegavo!"
Effettivamente potevo aspettare una mezz'oretta e la furia della corrente sarebbe passata. E potevo attraversare la strada senza pericoli.
Penso a quelle persone che sono morte per il semplice motivo di attraversare una strada della minchia...
"Attraversa! Attraversa!", mi urlava Giorgio Bocca, che era dall'altra parte del carrugio e che dovevo attraversare per andare a vendere libri con lui.
"Ho paura che la corrente mi trascini via!", gli dico io.
"Non è tanto forte! Non aver paura! Attraversa!", mi urla di nuovo Giorgio.
Io allora mi avventuro nelle acque, e con me altre persone. Come temevo la corrente del fiume è troppo forte e io ho paura di essere trascinato via. Vedo intanto con angoscia che parecchie persone, che avevano tentato la sorte con me, sono portate via dalla corrente e risucchiate senza pietà.
Io vado sotto, ma per fortuna Giorgio mi allunga una mano e mi salva.
"Hai visto che ce l'hai fatta?", mi dice.
"Ma vaffanculo!", gli dico io tutto trafelato e inzuppato. "Un altro pò e annegavo!"
Effettivamente potevo aspettare una mezz'oretta e la furia della corrente sarebbe passata. E potevo attraversare la strada senza pericoli.
Penso a quelle persone che sono morte per il semplice motivo di attraversare una strada della minchia...
L'ELEMOSINA
Ero fermo a un passaggio a livello, e stavo aspettando il transito del treno, appoggiato a un parapetto.
Quando vedo venire nella stessa mia direzione mia sorella Frina, che portava uno dietro l'altro i miei genitori in carrozzina. Non so come facesse ma ci riusciva.
Passano davanti a me e mia sorella Frina mi dà, passando, mille lire. Mia madre mi dà un biglietto di cinquantamila lire. Mio padre nemmeno mi guarda e passano avanti.
Io mi ritrovo con questi soldi in mano e con raccapriccio mi dico:
"Mi hanno preso per un pezzente che cerca soldi e mi hanno dato l'elemosina".
Il treno arriva e se ne va alla stazione. Il passaggio a livello si alza e io resto fermo lì, impietrito dall'umiliazione, e allo stesso tempo dalla grande lezione che la vita mi ha dato.
Quando vedo venire nella stessa mia direzione mia sorella Frina, che portava uno dietro l'altro i miei genitori in carrozzina. Non so come facesse ma ci riusciva.
Passano davanti a me e mia sorella Frina mi dà, passando, mille lire. Mia madre mi dà un biglietto di cinquantamila lire. Mio padre nemmeno mi guarda e passano avanti.
Io mi ritrovo con questi soldi in mano e con raccapriccio mi dico:
"Mi hanno preso per un pezzente che cerca soldi e mi hanno dato l'elemosina".
Il treno arriva e se ne va alla stazione. Il passaggio a livello si alza e io resto fermo lì, impietrito dall'umiliazione, e allo stesso tempo dalla grande lezione che la vita mi ha dato.
LA FIERA DEL LIBRO MISTERIOSO
C'era una fiera del libro e ormai tutti i lettori erano andati via. E noi librai ci eravamo accampati alla meglio nel salone per passarci la notte. Al centro della sala c'era solo una lampadina che faceva una fioca luce su un solo libro.
Io mi ero preparato il letto e stavo per andare a dormire, ma quel libro mi faceva troppa curiosità. Così mi sono alzato e sono andato verso la luce della lampadina.
"Dove vai?", mi ha chiesto un libraio che conoscevo solo di vista e che dormiva su un lettino di fortuna accanto a me.
"Vado a gabinetto", gli ho detto, e ho deviato dal mio cammino. Non volevo proprio dirgli di quel libro.
Ma andando al gabinetto ho notato con mio grande disappunto che tutti i librai non ambivano che a quel libro misterioso e non dormivano in attesa del momento opportuno per sgraffignarselo.
Così ho pensato di andare dritto alla luce della lampadina e scoprire così finalmente il motivo di tanta generale bramosia.
Tutti mi guardavano, per vedere se avrei avuto davvero fegato abbastanza per andare a prendere quel libro e leggere finalmente di che si trattava.
Io sono andato, ormai avevo rotto ogni indugio. Vado sotto la lampadina, prendo il libro e leggo:
"COME DIVENTARE IL PIU' GRANDE UOMO DEL MONDO IN 15 MINUTI", edizioni il Grande Vecchio.
Allora ho messo a posto il libro e me ne sono andato a letto tranquillo.
Tutti i miei colleghi librai allora hanno tirato un sospiro di sollievo, e si sono messi a tramare di nascosto ognuno a danno dell'altro su chi tra loro il più furbo sarebbe mai riuscito a prendersi quel libro senza farsi accorgere.
Io mi ero preparato il letto e stavo per andare a dormire, ma quel libro mi faceva troppa curiosità. Così mi sono alzato e sono andato verso la luce della lampadina.
"Dove vai?", mi ha chiesto un libraio che conoscevo solo di vista e che dormiva su un lettino di fortuna accanto a me.
"Vado a gabinetto", gli ho detto, e ho deviato dal mio cammino. Non volevo proprio dirgli di quel libro.
Ma andando al gabinetto ho notato con mio grande disappunto che tutti i librai non ambivano che a quel libro misterioso e non dormivano in attesa del momento opportuno per sgraffignarselo.
Così ho pensato di andare dritto alla luce della lampadina e scoprire così finalmente il motivo di tanta generale bramosia.
Tutti mi guardavano, per vedere se avrei avuto davvero fegato abbastanza per andare a prendere quel libro e leggere finalmente di che si trattava.
Io sono andato, ormai avevo rotto ogni indugio. Vado sotto la lampadina, prendo il libro e leggo:
"COME DIVENTARE IL PIU' GRANDE UOMO DEL MONDO IN 15 MINUTI", edizioni il Grande Vecchio.
Allora ho messo a posto il libro e me ne sono andato a letto tranquillo.
Tutti i miei colleghi librai allora hanno tirato un sospiro di sollievo, e si sono messi a tramare di nascosto ognuno a danno dell'altro su chi tra loro il più furbo sarebbe mai riuscito a prendersi quel libro senza farsi accorgere.
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