mercoledì 23 gennaio 2013

TRADUCENDO UN GIORNO UNA POESIA DI EMILY DICKINSON

    Ero nella Casa dei Morti di via Lodovico il Moro, le finestre erano aperte e c'era un gran sole, sul mio tavolo erano squadernati dei grossi libroni delle poesie di Emily Dickinson. Stavo traducendo una bella poesia che cominciava così:
    "Sul davanzale tragicamente sbocciava un asfodelo...".
    Solo che non riuscivo a trovare l'originale in inglese. Il mio tavolo era troppo ingombro. Allora ho fatto un pò di spazio e ho trovato il grosso librone degli originali. E lì io poi proseguivo nel mio lavoro...
    "I miei migliori amici son quelli ai quali mai dissi una parola..."
    Ma i miei grossi vocabolari erano invece pieni di fuoco come vulcani di tutte le mie parole inutili dette ai miliardi di miei amici inesistenti...

lunedì 21 gennaio 2013

CITAZIONI DI SBARRAMENTO

    C'era un mio amico che stava scrivendo un libro di commenti su un profeta della Bibbia.
   "Ogni tanto metto una citazione di sbarramento", mi ha detto.
   "Sarebbe a dire?", gli ho chiesto.
   "Metto un lunga citazione testuale dove non si capisce assolutamente niente, così i profani e gli ignoranti mollano il colpo e se ne vanno da un'altra parte", mi ha risposto.
    "Perchè fai questo?", gli ho chiesto.
    "La Bibbia non è mica un libro per tutti. Gli stupidi a leggerlo farebbero più danni che bene", mi ha detto.
    Era un mio amico professore che era un vero esperto di libri sapienziali.

giovedì 17 gennaio 2013

I LIBRI DI JOSEPH

    Eravamo in una trasmissione di Feisbuk, ognuno di noi era collegato tramite il computer e si andava in onda in tutta Italia. Ma io e un mio amico non vedevamo cosa succedeva in trasmissione. Gli schermi dei nostri computer erano tutti bianchi, e dentro non si vedeva proprio niente. Ero io e un mio vecchio amico di nome Volpe, che io chiamavo sempre Volpicella, un mio vecchio amico di Acquaviva delle elementari. Era in onda con noi anche Vittorio Sgarbi. 
    Poi tra una cosa e l'altra viene fuori che io faccio i libri. Vogliono vedere i libri e io faccio vedere una scansia fatta tutta da me.
    "Tu hai fatto tutti quei libri?", mi chiedono dallo studio.
    "Mica solo questi. Ne ho fatto tantissimi altri", dico io.
    "Sono i libri di Joseph", dice Volpe.
    "Ma tu sei un genio! Dobbiamo farti conoscere da tutto il pubblico d'Italia!", dice la conduttrice.
     "Io lo conosco a quell'uomo lì, è capace di gran bei numeri, ve l'assicuro", dice Vittorio Sgarbi.
    Io mi alzo e vado a prendere altri mucchi di miei libri.
     "Sono tutti libri di Joseph!", dice il mio amico Volpe.
      La trasmissione va avanti e io sono contento che finalmente mi fanno diventare famoso. Finalmente mi potrò comprare pane e pomodoro con le mie poesie e i miei racconti.


martedì 15 gennaio 2013

IL FALEGNAME IN AEREO

    Facevo il falegname ad Acquaviva per Gigi Maia e si aveva un aereoplano per andare in trasferta per viaggi in provincia. Era molto comodo, si arrivava sul lavoro e si faceva il dovuto e in un batter d'occhio si tornava a casa.
    Quel giorno il falegname capo pilota era di riposo perchè era sabato e io dovevo andare a Gioia per un lavoro urgente. Mi dicono di prendere io l'aereo, ma io non mi sentivo tanto sicuro di portarlo perchè l'avevo sempre visto portare ma io non l'avevo mai portato. Avevo soprattutto paura di non saper fare l'atterraggio.
    Mi preparano la pista e io faccio accorciare dei pali che mi possono dar fastidio al decollo, ma al momento buono mi tiro indietro.
    "Guarda che quell'aereo tu lo sai portare perchè l'hai portato molte volte in passato", mi dice un operaio.
    "Ah, sì? E quando?", dico io.
    "Quando avevi 17 anni, appena finito il liceo", mi fa quello.
    Ci penso su e mi ricordo, è vero, l'ho portato molte volte quel trabiccolo lì.
     Così ci balzo su, metto in moto e me ne vado in alto. Mi ricordo tutto ora.
     "Per fare il falegname c'è bisogno di avere un aereo a portata di mano: ti possono chiamare da tutti i luoghi della provincia e bisogna essere sempre pronti per andarci, per qualsiasi lavoro", mi aveva sempre detto Gigi Maia, che nel tempo libero faceva pure il televisionista paesano...

POSTO DI BLOCCO NEL DESERTO

    C'era un posto di blocco nel deserto. Io lo evito salendo in una città antica. Nessuno si accorge di me. Altri clandestini mi seguono e evitano la fermata coatta.
    Esco di nuovo sulla strada principale e proseguo il mio cammino.
    "Perchè hai evitato quegli sbirri lì", mi chiede un clandestino sorridendo.
    "Mi sono scordato il teorema di Pitagora", dico io serio. "E se mi chiedevano proprio quello erano davvero guai per me".
    Quello non capisce niente di quello che ho detto ma se ne va via lo stesso.
     La via nel deserto è davvero senza fine...

IL ROMANZIERE BRASILIANO

    Ero in un bar di Baiha e sotto il mio tavolo c'era un romanziere brasiliano.
    "Nascondimi, amico", mi dice. "Mi cerca il mio macellaio che gli devo 4 anni di debiti di bistecche. Non ho soldi. E se ora tu mi vuoi pagare un caffè ti sarei veramente grato".
    Io faccio venire il caffè per il romanziere brasiliano. Quello se lo beve sotto il tavolo con fare clandestino e dopo si alza come se niente fosse e se ne va via fischiettando.
     


venerdì 11 gennaio 2013

ULIVI DI SPARTA

    C'era mia madre che mi spiegava come mettere sott'acqua le olive nere e conservarle per l'inverno.
    Io prendevo appunti per non scordarmi. Le sue ricette contadine erano sempre buonissime.
    Poi mi dice altri tre o quattro modi di conservare le diverse specie di olive. Quelle alla calce, quelle sott'olio, quelle sotto sale.
    D'inverno a casa si viveva quasi tutto l'inverno mangiando olive e pane. 
    I cari frutti di ulivi piantati nell'ottavo secolo prima di Cristo nelle nostre terre da guerrieri contadini Spartani...

LA BELLA PROF

    Ero andato a fare un colloquio per una supplenza di filosofia all'Università Statale, la  prof mi aveva battuto qualcosa alla macchina da scrivere del suo tavolo e mi aveva dato il foglietto di carta.
    Poi mi ha mandato via, senza spiegazioni.
   Nell'aula vicina c'era una mia vecchia prof docente, bionda e bella come la Marilyn, e sono andato a chiedere spiegazioni dello strano comportamento di quella prof.
    "Ha battuto a macchina questo biglietto e me l'ha dato. Che significa?", le ho chiesto.
    La bella prof mia amica mi dice:
     "E che sta scritto sul foglietto?"
     Io le do il foglietto.
     Lei lo prende e legge:
     "In questa società la donna è schiava del maschio".
     "Ma che significa?", chiedo. "E perchè lo dice a me a un colloquio di lavoro?"
     La bella prof mi restituisce il foglietto.
     "Non so, forse si vuole vendicare con te per tutti i maschi del mondo", dice.
     Io guardo il foglietto e dico:
     "Poi me l'ha battuto con la macchina da scrivere dell'Università", dico.

lunedì 7 gennaio 2013

QUESTIONI DI EGOISMO ANCHE IN FATTO DI LIBRI

    Me ne stavo con la mia bancarella a vendere libri in una piccola fiera di periferia. C'era un uomo che mi stava comprando parecchi libri quando arriva il signor Ferruccio che mi voleva comprare anche lui dei libri e chiedermi allo stesso tempo del libro di suo figlio in galera.
   Io finisco di vendere i libri al signore di prima e poi mi dedico al signor Ferruccio.
   "Guardi", gli dico. "Si fa tutto per i figli, ora quello che guadagno dopo questi libri, sono tutto per il mio figliolo che va al liceo".
   Lui annuisce, ma di mio figlio se ne frega, lui è solo al suo che pensa. Di tutto il resto non gliene può fregar di meno.
   Io allora gli do quel che gli serve e ricomincio anch'io a pensare ai fatti miei.

GINNASTICA TRA I LIBRI

    Avevo incontrato il poeta cileno Manuel Serantes e lui andava in cerca di parecchi volumi di antica poesia spagnola. Io gli avevo indicato una libreria ben fornita su questo argomento che era servita da una mia vecchia amica Anna. Lui ci va subitissimo, ma il fatto era che anch'io dovevo andarci per prendere chissà quali libri esoterici di antica filosofia indiana. Allora aspetto che si sbrighi lui, e lo guardo da dietro una vetrina che finisca la sua ordinazione. Finisce e va via.
    E allora entro io e vado al tavolo da Anna, gli ordino il libro e mi metto ad aspettare.
    Ma lì è anche una palestra e arriva parecchia gente che si deve allenare. Io allora vado fuori e mi metto a guardare tante persone che fanno ginnastica tra i libri per dimagrire alquanto del loro grasso intellettuale.
    Io sorrido a guardarli e dopo un pò me ne vado via. 
    Di filosofia indiana ne ho abbastanza anche a casa mia.