lunedì 8 luglio 2013

GITA NEL MIO INCONSCIO

    Sono andato a fare una gita nel mio inconscio. C'era un lago di cose non dette, ma che io invece sapevo alla perfezione. So che non ci crederete, ma tutto quello che io racconto alla psicoanalista è chiaro che lo so d'anticipo, solo che devo convincermi sul serio di saperlo. Facciamo sempre i finti tonti con noi stessi. Salvo poi quando una donna ci mette in una scatola di sardine  e ci porta in giro con la sua borsa della spesa per mangiarci quando ha fame. Come anime siamo un cibo molto speciale: in pratica dopo mangiati siamo ancora di nuovo lì, per essere mangiati di nuovo a piacimento. L'alternativa è di rimanere in quel carcere spietato che è il nostro stesso cervello. Gli amici ci fanno da giudici e son quasi sempre loro che ci mandano all'ergastolo di noi stessi.
    Detto così può essere una sorpresa ma son cose che sappiamo tutti, penso, solo che non ce lo diciamo tra noi stessi.
     Killing mi ha detto una volta, strizzandomi l'occhio con malizia, che un buco di uscita a questo delirio esiste pure: un caffè molto zuccherato. O un bicchiere di campari rosso bello tosto, o un generatore di appuntamenti automatico con le puttane. Se si è particolarmente sfortunati insistere molto sulle risate fatte per nulla, è un metodo da pazzi, ma qualche volta funziona.
    Ammiccare a se stessi, e dirsi che tanto tiriamo a campare lo stesso, bene o male non muore nessuno di fame in questa società dell'abbuffata che abbiamo costruito. Tiriamo a campare comunque.
    E' chiaro che i vigili urbani ti chiedano ogni tanto i permessi di circolazione, è il loro mestiere, è naturale, ma la fortuna è quella di non averci mai la macchina, così se la patente è scaduta non  ti possono davvero fare un cazzo. Ma comunque ti perquisiscono lo stesso tra i tuoi giornali pornografici, i tuoi manifesti surrealisti, le mutande sporche di merda. Ma che ti frega? La tassa della spazzatura la paghiamo regolarmente e la smettono di rompere i marroni e vanno a controllare la pressione delle ruote a qualche altro scoppiato di fegato.
     Il resto della folla dei miei amici è fatto di simboli che conservo solo io, così non ho almeno da rendere conto a nessuno. Siamo  in viaggio di sola andata, non c'è ritorno, questo lo sanno davvero in pochi, e ecco perchè sono così tutti maledettamente bastardi dentro e pure fuori.
    Volpicella era il più furbo alle elementari, rideva sempre e poi quando ti faceva ridere pure a te ti faceva una pernacchia, per farti capire che non eri così furbo come lui. Come, sbagliando grandemente, credevi di essere solo per il fatto che sapevi ridere pure tu.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

Nessun commento:

Posta un commento