lunedì 8 luglio 2013

IL MELONE

    Parcheggiamo l'anima in una preghiera e poi vediamo come va. Come poteri non è che siamo attrezzati eccessivamente. Abbiamo il nostro parco dove portiamo a pisciare i nostri cani, il nostro bosco dove nascondiamo i nostri fantasmi, il nostro supermercato dove andiamo a comprare i nostri fagioli lessati. Non di più. Come bambini poi andiamo al bar a farci il nostro cicchetto zuccheratissimo. Giochiamo con i nostri pupazzi, abbiamo la nostra canzone dell'asilo infantile preferita, e la nostra anima se ne può pure andare in vacanza per sempre.
     Poi di sera ci piace trovarci nella nostra lunatica coppietta, ci facciamo gli affari nostri, ci mettiamo a vedere il film della nostra follia seduti comodamente sul divano. Una coppietta di due solitudini assolute. Si fa a volte un giro in centro per un gelato, vedendo che per fortuna non siamo ancora diventati accattoni seduti sul marciapiede a chiedere l'elemosina a dei bastardi come noi.
     La solitudine però fa venire parecchia sete, e allora con poco diventiamo dei sordidi ubriaconi, che tracannano egoismo di merda a gò-gò.
     Ah, con il frigorifero pieno naturalmente. La testa completamente sgombra da qualsiasi pensiero.
     Quando arriva il cameriere a dirti che devi sgombrare la sedia perchè si chiude, dici:
      "Ma non mi sono ancora mangiato il melone che ho pagato!"
      "Non preoccuparti, te lo potrai mangiare tranquillamente all'inferno", ti dirà il cameriere dell'ordine universale delle cose.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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