C'era un concerto di un complesso rock russo. Il teatro era strapieno e stranamente erano tutti mascherati con pezze di stoffa multicolori improvvisate lì per lì, strappandosi ognuno un pezzo di veste o di maglia o di calza o di chissà qualcos'altro, probabilmente pure di mutande.
La bolgia era universale. I russi quando si scatenano non sono mai secondi a nessuno. Pugni, balli, colossali bevute. Una baraonda unica.
Viene da me una troupe televisiva e mi chiede un parere sul gruppo rock russo in esibizione. Io dico loro e sono sincero:
"Questo gruppo vale il rock pure del migliore gruppo inglese, diciamo i Pink Floyd".
"Ah, finalmente un occidentale che non ha paura di dire come la pensa, di dire la verità!", esclama l'intervistatrice, una bomba di eros e lussuria. Per me era pure ubriaca marcia, ma non ne sono tanto sicuro, forse era semplicemente l'effetto del rock su tutti noi.
C'era lì anche Antonio Cassano, il genio del calcio italiano, dice alla tv:
"Per me questo complesso di femmine è la cosa più fenomenale che ho visto in Russia dopo i Fratelli Karamazov di Dostoevskij".
Il pubblico va letteralmente in visibilio e tutti si mettono a urlare:
"Rock! Rock! Italia! Italia!".
Tutti bevono vodka e ballano come dei pazzi.
Dice un vecchio russo con una bottiglia di vodka in mano:
"Questi matti son capaci pure di far tornare la Rivoluzione".



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