mercoledì 28 novembre 2012

LE MANI DI UN MARINAIO

    Eravamo andati a Taranto per delle pratiche all'Arsenale riguardanti il nostro servizio militare in Marina. Ci eravamo dati appuntamento alla stazione di Bari e poi là, eseguite le procedure burocratiche, eravamo ritornati e ci stavamo salutando. Ci facevamo delle fotografie ricordo perchè forse quella era l'ultima volta che ci vedevamo.
     C'era il mio vecchio amico Errani, e io gli avevo fatto una foto di profilo, mentre un altro marò gli faceva la foto di faccia.
     Ci salutiamo e poi ognuno se ne va per conto suo. Ci sono anche molti genitori che accompagnano i marinai in congedo.
      Sul binario della stazione vedo che è ormeggiata una piccola nave da guerra e io vado lì vicino per vedere se caso mai hanno bisogno di un marinaio armaiolo. Ma la nave è aperta al pubblico ed è piena di gente, così decido di aspettare finchè almeno tutti i civili se ne sono andati via. I marinai a bordo offrono da mangiare e così penso che le cose vadano per le lunghe. La nave è davvero piena di gente che sale e scende da tutte le scale dei vari ponti.
     Mi metto ad aspettare appoggiato indolente a una colonna del binario della stazione, e a un certo punto si avvicina una ragazza, una biondina carina, forse tedesca. Forse è proprio Doris Schwald
    "Mi fai vedere le mani?", mi dice.
     Io gliele mostro. Lei le guarda con attenzione, nel palmo aperto e sul dorso.
     Poi mi dice:
     "Sono molto curate per essere delle mani di marinaio".
     "Dici? Guarda che io sono un marinaio armaiolo e le mani mi diventano nere quando lavoro con olio meccanico e pezze piene di carbone esplosivo", le dico. "E poi sono anche contadino, dopo due giorni di lavoro in campagna mi diventano dure come tavolacci".
     Ma quella se n'è già andata via, in un bar sul binario con certi suoi amici di viaggio, o forse proprio suoi amanti.
     Nel frattempo il pubblico è sceso tutto dalla nave, e quella ha immediatamente levato gli ormeggi e sta guadagnando l'imboccatura del porto scostandosi lentamente dal binario della stazione.
     Quella balorda con le sue assurde chiacchiere sulle mie mani mi ha fatto perdere intanto un probabile imbarco, di cui io avevo molto bisogno.  

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