C'era un dragone in piazza dalle mille braccia e in ogni grinfia aveva stretta una donna, così che roteava nell'aria un vero circo umano.
"Ehi, tipo, ma non è che gli fai del male a quelle donne a tenerle aggrinfiate così strette tra le tue unghiacce?", gli ho detto io, guardandolo dal basso in alto, ma per nulla intimorito dalle sue ciclopiche dimensioni.
"E a te che ti frega?", ha detto lui, sputando tutt'intorno fuoco e fiamme. Una maniera come un'altra per dirmi di farmi i fatti miei.
"Guarda che se fai loro del male ti costringo a metterle giù", gli dico allora io.
"Ah, sì? E come pensi di riuscirci?", mi fa lui, ghignando come un demonio.
"Chiamo i carabinieri e ti denuncio", dico io.
"Ah! I carabinieri! Ah! Ah! Ah!", si mette a ridere lui.
Vorticava le sue lunghissime e numerosissime braccia con ognuna tra le grinfie una donna. Era uno spettacolo grandioso e terribile. E io non potevo farci niente per farlo cessare. Là intorno non c'era nessuno, nemmeno un vigile urbano, nemmeno un pompiere, nessuno che mi potesse lontanamente dare una mano a fronteggiare e a far venire a più miti pretese il drago.
Le donne si facevano male, eccome se si facevano male. Ma la gente era contenta di assistere a quel mostruoso e incredibile spettacolo, e non pensava minimamente a protestare o a almeno tentare di far smettere quella bestiaccia lì.
"Vai a casa, amico, altrimenti quel mostro ti ammazza", mi ha detto qualcuno che forse ha avuto pietà di me, che cercavo a tutti i costi un modo di costringere quella fiera di metter giù le donne.
Allora mi son fermato. Ho visto il dragone dalle mille braccia procedere lungo la strada e allontanarsi indisturbato sempre vorticando nell'aria le donne nel suo spettacolo da circo mondiale, spettrale e ferale e straordinario a un tempo.

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