C'era un tram che andava verso la casa di Luca il Maresciallo, il binario era scalcagnato e io mi meravigliavo di come non deragliasse, anche perchè andava sempre a tutta velocità. Arrivo a destinazione e scendo ma subito mi accorgo che mi sono scordato sul tram le mie scarpe. Di tornare indietro a riprendermele non se ne parlava neppure perchè il tram era ormai andato, lontanissimo tra la campagna.
Così mi rassegno a restarmene a piedi nudi.
Là nella sottocantina della casa c'era Amaranta, una ragazza che aveva voluto mettersi a tutti i costi con me. Era bella e cara, ma manteneva delle vaste zone di mistero nel suo comportarsi verso di me.
Là c'era pure una professoressa di non so che cosa che mi misurava il grado di umore allegro durante la giornata, e lo trovava sempre altissimo, al di sopra della norma, e diceva che questo non andava assolutamente bene, che doveva scendere altrimenti avrei passato dei guai di non so che natura, con la scuola e il comune.
A un tratto Amaranta mi chiede:
"Ma tu cosa possiedi?"
"I miei libri posseggo, io", rispondo.
"Ah, quelli lo so bene. Di altro intendo", dice lei.
"Di altro cosa?", chiedo io.
"Case, conti in banca, titoli", dice lei.
"Ah, ora capisco perchè hai voluto metterti con me a tutti i costi... Ma sei capitata male, io sono un povero in canna come di quelli che si incontrano a iosa nei romanzi di Dostoevskij... Ecco: uno studente fallito, ecco cosa sono io... Mio padre forse ha qualcosa, comunque non oltre i quattro soldi che gli arrivano dalla pensione... Hai fatto davvero male i tuoi conti con me...", dico io, sconsolato.
Mi dispiaceva perchè Amaranta era davvero una bella ragazza, e io in fondo le volevo molto bene, aldilà dell'attrazione erotica naturale...
Lei per tutta risposta, prende in tromba e sparisce nei muri di nebbia che sempre circondano le nostre vite così ambigue...


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