Mi son messo a pensare al fondo sfondato della mia vita e non ho riconosciuto nulla. Come un fondale senza senso di bicchieri sconosciuti. Una radio accesa, una sequela infinita di canzoni, belle non dico di no. Ma dove sto andando? Accanto a me una finestra di metrò che viaggia nello spazio. Un assolo di chitarra fatta da un artista che sono io stesso ma che non conosco assolutamente. Una scrivania tutta ingombra di risvegli che non hanno quagliato niente di buono. Ora devo dare alle stampe pure la montagna di insensatezze che il mio inconscio ha schizzato tutt'intorno alla città. Una burla da 4 soldi, ecco cosa mi ha tirato la mia bravissima psicoanalista. Sarà un tortino al cioccolato al suo palato di intellettuale a carrozzeria anteriore tutta luccicante e furiosa, per non parlare del resto. Uno scartafaccio come un altro, non dico di no. La mania di mettere alla gogna il prossimo di oggigiorno.
Io vorrei scrivere sì, ma per un'altra persona, che se frega in altissimo grado di me. Tanto uno sproloquio ne vale esattamente un altro. Non ho nuvole per far piovere su questo quaderno oggi. Sono arido e rinsecchito. Avessi una pistola sparerei un colpo al cielo per vedere se cade qualcuno, ma non cade nessuno, perchè sono tutti alla larga dall'alto al giorno d'oggi. Hanno altro da fare, delle cose molto più importanti.
I miei gatti sono andati ai loro ristoranti oggi, spero solo che nessuno li prenda a legnate. Sgraffignano in giro su tavole lasciate incustodite di vecchie pensionate o di ballerini licenziati. Forse semplicemente cercano di trovarsi un'altra casa, un'altra sistemazione che una lurida galera di un matto.
Una finestra di metrò che sfreccia sbragata per tutta la città, anche qui fuori ci sei tu. Tu non mi vedi, ma io ti sto attentamente osservando. Chi sono io? Neanche l'esimio dottor Freud riesce a cavarci un ragno dal buco e capirci qualcosa.
Quando arriverò al capolinea ti scriverò una cartolina, poi tornerò indietro.

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