Eravamo accanto a una fontana davanti all'ingresso di un teatro dove di lì a poco Adriano Rock avrebbe tenuto il suo concerto. Quando a un tratto mi accorgo che dietro la folla dei suoi ammiratori sfegatati c'erano 3 o 4 poliziotti.
"Ehi, Adriano, mi sembra che ci siano degli sbirri lì ad aspettarti all'ingresso", gli dico.
"Dove?", fa lui.
"Là, proprio dietro la folla dei fans, li vedi?", gli dico io.
"Cazzo, ci hai ragione", fa lui.
Poi d'istinto dice a Serafino l'autista:
"Dai, sali con la macchina proprio fino all'ingresso del teatro".
"Ma come faccio?", dice disperato Serafino.
Infatti, c'è molta ressa, e poi salire le scale dell'ingresso non è mica una cosa tanto facile.
"Dai, dai, non fare tanto il delicato! Vai, vai!", fa perentorio Adriano.
Allora Serafino ingrana la prima e facendo una vera e propria acrobazia automobilistica sale fino all'ingresso del teatro.
Là Adriano scende e arringa la folla dei suoi ammiratori, intanto i poliziotti sono usciti e sono in fila davanti a lui.
"Uehi, ragazzi! Vi presento la mia guardia del corpo!", e indica i poliziotti in fila dietro di lui.
"Lui è un generale napoleonico, ci ha pure la spada ma non si vede", dice indicando il primo.
La folla batte le mani.
Adriano indica il secondo:
"Anche lui è un generale napoleonico, ci ha pure lui la sciabola ma forse se l'è scordata a casa", dice.
La folla batte le mani entusiasta.
"E anche lui, lui e lui. Sono tutti generali napoleonici, che sono venuti a fare la guardia all'imperatore, cioè il sottoscritto", dice Adriano.
La folla va in visibilio.
Poi lui va a far il concerto ed è un successo incredibile.
La mattina ci svegliamo all'albergo, e giù nell'atrio c'è un monsignore che suona il piano.
"Uehi, vescovo", gli dice Adriano Rock. "Ci sono già io e il mio amico qui che suoniamo il piano. Se ci cedi il posto, per favore. I denti non si lavano tanto tardi la mattina, forse per te è ora di andare a lavarti i denti".
Il monsignore lascia il campo libero e Adriano si mette a suonare il piano, un pezzo blues che viene dal jazz. Poi Adriano va sul proscenio dell'atrio dell'albergo, che non ci eravamo accorti era l'interno di una basilica milanese, e si mette a dire messa.
Dietro di noi c'erano ancora i poliziotti che tutti chiamavano ormai generali, a noi ci veniva da ridere forte a sentirli chiamare così, ma ci trattenevamo per paura che poi ci facessero passare un guaio se se ne accorgevano, e più ci tenevamo e più ci veniva da ridere. Ma loro erano serissimi e tutti compunti e compiaciuti di essere chiamati generali, comunque non si accorsero per fortuna di niente fino alla fine.
Adriano poi finì di dire messa e ci mandò liberi di andare a pascolare tra i prati anneriti di smog di Milano.

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