Ero andato in un un posto di mare con certi miei amici calabresi dei tempi dell'Università, e stavo in una grande casa dove avevo raccolto una grande quantità di miei libri. Poi avevo preso un pullman e ero andato a casa dei miei a Acquaviva. L'affitto al mare stava per scadere e dovevo riportare a casa i miei libri che erano tantissimi e quindi avevo bisogno di aiuto.
Arrivo a casa e mia madre Antonietta mi dice che è andato a trovarmi al mare Filippo con la sua macchina.
"Ma scusa non potevi telefonarmi per dirmi che veniva Filippo?", le dico.
"Non ci ho pensato", dice lei, serafica.
"Non ci hai pensato? Adesso andrà al mare e non mi troverà, quando io ho bisogno di lui per portare a casa i libri", mi arrabbio.
"Che ci posso fare...", fa lei.
Io mi arrabbio moltissimo, prendo un soprammobile di quelli vecchi, un portaoggetti di ceramica molto decorato finemente, a cui lei è molto legata, e lo butto a terra. Il portaoggetti si rompe, ma poi mica molto. Mia madre lo raccoglie e cerca di ricomporlo. Non dice niente.
Io vado in camera da letto a cercare mio padre Michele, e vedo che dorme. Lo lascio stare.
Torno in cucina e mia madre se ne sta per conto suo a ricamare qualcosa. Guardo in strada e vedo che mio padre se ne sta seduto a una sedia con il capo appoggiato sulle sue braccia a pensare a chissà cosa per conto suo.
Siamo solo in tre in famiglia, ma ognuno se ne sta per conto suo...
Me ne vado al circolo per vedere se c'è qualcuno che mi accompagna al mare. C'è una riunione scassamarroni, e lì c'è Giovanni Doppio Rhum, gli chiedo se mi accompagna al mare in automobile, mi dice che deve seguire la riunione, che è molto importante.
"Ma vaffanculo...", gli dico io.
Vado via. Mi rassegno ad aspettare Filippo Capacchione. Quando arriverà torneremo indietro a prendere i miei libri... se nel frattempo intanto non me li avranno già rubati del tutto...

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