sabato 27 ottobre 2012

LA GUERRA DEI PRIGIONIERI

    Ho trovato una donna sul pavimento di casa mia, legata e imbavagliata a dovere. Era la mia psicoanalista che qualche criminale aveva ridotto in quello stato proprio in casa mia, con l'intento fin troppo evidente di incolpare successivamente proprio me.
    Intorno a lei c'erano mucchi di foglietti svolazzanti, i suoi maledetti famigerati appunti sui suoi malati di testa, i suoi pazzi, i suoi depravati schizzati di cervello.
     Avrei dovuto darmi da fare per liberarla, ma strano, non me ne fregava un cazzo di lei. Perdipiù cercavo il suo gruzzolo, cercavo con lo sguardo se caso mai c'era in giro il grosso malloppo di tutti i suoi incassi delle infinite sedute che ci faceva a tutti noi matti...
    No, non c'era niente. Il criminale che l'aveva legata non era certo un fesso, s'era pagato profumatamente quel suo bislacco lavoro e aveva ramazzato la grana. Buon per lui.
    Ancora non mi veniva in mente di slegarla, di liberarla da quella impossibile posizione. Di certo non era molto comoda, stesa di fianco sul pavimento, legata e incordonata come un bel boccone erotico da mangiarsi con tutto il tempo della bisogna... Mi guardava con occhi imploranti, ma io nisba, non mi faceva effetto... la guardavo indifferente, come se la cosa non mi riguardasse affatto...
     Mi son messo a cercare tra i fogli gli appunti che mi riguardavano... ma non c'erano nomi... quei fogli potevano riguardare tutti e nessuno... tutti malati, pazzi, rimbambiti, deficienti, imbecilli, stupidi, falliti, bambinoni, scucuzzati, petroliati, patetici, penosi, disperati, angosciati, paranoici, schizzati... ecc. ecc. ...
    Immobile sul pavimento, legata e strombazzata senza pietà... Faceva impressione a vederla.
    Dovevo chiamare la polizia. Bravo! Così poi arrestavano me...
    Dovevo liberarla... Perchè? Mica lei liberava me... Io non le facevo pietà... Mi lasciava legato e imbavagliato, steso sul pavimento, a me lei... senza pietà...
    La lasciai là. L'avrebbe liberata un altro pazzo messo peggio di me. O meglio, non so.

    

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