martedì 16 ottobre 2012

LA BOTTE DI ROVERE

    Me ne andavo per una strada di campagna lungo un crinale che dava in alto al bel paese di Loseto, con la sua bella chiesa antica. Seguo la strada e poi a un certo punto mi ritrovo in un largo spiazzo, lì fervono preparativi di azioni di guerra.
    Ci sono tantissimi marinai, istruttori e una fila sterminata di botti. Sembra che sia una scena di vendemmia, anche perchè lì si stendono a perdita d'occhio tantissimi campi di vigne.
    Mi avvicino e cerco di capire l'ambaradan.
    "Mettiamo dei marinai d'assalto in una botte di rovere e poi la buttiamo in mare, quando incontrano una nave nemica balzano fuori e l'affondano", mi spiega un comandante istruttore della marina.
    "Ingegnoso", dico io. "Davvero ingegnoso".
    Vedo i poveri marinai ficcarsi nelle botti di rovere con moschetti arrugginiti e delle semplici baionette, poi altri marinai chiudono le botti con coperchi di legno e dall'alto di un dirupo le buttano in mare. Cadendo in mare le botti evitano per miracolo scogli minacciosi, e poi lentamente le botti, trascinate dalla corrente, prendono il largo, finchè non diventano che degli sparuti puntini neri lungo la tenue linea dell'orizzonte marino.

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