mercoledì 10 ottobre 2012

IL TRANSATLANTICO DI SYLVIA PLATH

    Era come una scuola in un seminterrato. Era arrivato un tipo che aveva detto di poter raccontare una lunga storia vera su Sylvia Plath. Allora ci eravamo messi tutti attorno a un tavolo e il tipo aveva cominciato a raccontare. La storia sembrava molto interessante: il tipo si era imbarcato a New York su un transatlantico diretto in Inghilterra e a bordo aveva conosciuto Sylvia Plath. Avevano fatto conoscenza e subito Sylvia gli aveva cominciato a raccontare dei segreti che covava nel suo animo. Ma proprio mentre stava cominciando a parlare delle cose più interessanti un ragazzo ha detto:
    "Anch'io una volta ho preso un transatlantico per andare in Sardegna, in Gallura per l'esattezza".
    "Sì, Gallura e gallina... Ma scusa non puoi aspettare che lui finisca il suo racconto prima di dire le tue cavolate?", ho detto allora io.
    "No, no, te non ti permetti, se qualcuno vuole intervenire lo faccia pure", ha detto il tipo che stava raccontando facendomi quasi un rimprovero.
    "Sì, te dici che devi raccontare su Sylvia Plath e ora sono già da 5 minuti che stiamo parlando del nulla", ho detto allora io.
    "Te non ti intrometti, conduco la narrazione io", ha detto allora il tipo.
    "Beh, conduci, conduci pure", ho detto e così mi sono alzato e me ne sono andato.
    Ero curioso di sapere le sue storie su Sylvia Plath, ma se perdeva così spudoratamente tempo, mollandoci a tutti proprio sul più bello,  forse quel che aveva da raccontare non era tanto così interessante.
    Me ne sono andato sulla salita dell'Orologio del mio paese, ad Acquaviva. Lì ho incontrato altri amici e ci siamo messi a raccontare storie un pò più allegre e senza quella cappa di insopportabile serietà che di solito c'è in tutte le scuole di questo mondo.
    Là vicino c'era un porto e a una banchina ormeggiato sembrava che stesse proprio il famoso transatlantico di Sylvia Plath.
    Ho pensato:
    "Beh, un bel viaggio me lo farei proprio molto volentieri".

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