Ero a New York e c'era un negozio di pasticcini greco che volevano vendere, così sono andato io e ho chiesto se costava molto.
"Non molto", mi ha detto un vecchio uomo greco.
"Quanto?", ho chiesto allora io.
"Nulla che tu non possa darci", ha detto l'uomo.
"Cosa?"
"Un libro di poesie", ha detto allora l'uomo.
Io mi sono meravigliato assai di cavarmela così a buon mercato, comunque ho dato un libro di poesie al vecchio greco e lui mi ha consegnato le chiavi del negozio.
"Buona fortuna", mi ha detto sulla porta voltandosi, poi se n'è andato.
Io mi sono ritrovato da solo nel negozio di pasticcini greco e mi sono messo ad aspettare clienti.
"I pasticcini greci non son proprio capace di prepararli, ma pian piano imparerò. A New York comprano di tutto, si compreranno anche i miei pasticcini metà italiani e metà greci. Forse li farò proprio buoni, chi può dirlo?", mi sono messo a pensare.
In quel mentre è entrato uno scrittore abbastanza anziano, che era uno scrittore lo sapevo perchè era abbastanza famoso, molti lo chiamavano Paolo l'Austero, e tutto sommato aveva un nome che coincideva con il suo essere, come spesso accade.
Era il mio primo cliente e io non sapevo manco come si chiamavano tutti quei cazzo di pasticcini greci che avevo come un esercito di lillipuziani tutti schierati davanti a me.
"Ieri un critico mi ha detto che ho la sfortuna di non avere nemmeno una tragedia nella mia vita, ma solo mille piccoli inconvenienti di nessuna importanza, così come scrittore posso considerarmi perfettamente fallito", mi ha detto.
"I critici sono loro stessi per primi degli scrittori falliti, così non farci tanto caso, ognuno di noi vede negli altri tanti piccoli se stessi. Vuoi qualche pasticcino greco?", gli ho detto allora io.
"Non sembri un pasticciere, parli molto saggiamente", ha detto allora lui.
"Ho solo qualche matita, per il resto sono solo un vagabondo italiano che ha appena comprato un negozio di pasticcini greco", ho detto io.
"OK, dammi allora un chilo di pasticcini greci", ha detto lui.
"Quali vuoi?"
"Sceglili tu, per me sono tutti uguali".
"Tanto non mi posso sbagliare di molto, sono tutti buonissimi", ho detto io.
"Meglio così", ha detto lui.
"Il guaio sarà quando li finirò, perchè il vecchio greco che mi ha venduto il negozio non mi ha mica insegnato a farli", ho detto io.
"Comprati un manuale di pasticceria greca, non sarà tanto difficile imparare", ha detto lui.
"Grazie del consiglio, farò così", ho detto io.
"Grazie a te della dritta sul critico, adesso andrò a casa e mi mangerò questi pasticcini greci, son sicuro che qualche nuova idea per un nuovo romanzo mi verrà sicuramente", ha detto lui.
Allora lui s'è preso la busta di carta colorata con dentro i pasticcini che avevo preparato per lui, mi ha mollato un centone e ha detto: "Credo che questo basti".
"Non ho il resto", ho detto io. "Tu sei il mio primo cliente".
"Non voglio il resto", ha detto lui. " Prendila come una sottoscrizione alla saggezza italo-greca di cui mi hai dato un bel saggio prima".
"Grazie", ho detto io.
"Non c'è di che", ha detto lui.
Così ha preso e se n'è andato.
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